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Perché Dante rappresenta un’intera cultura

Dante nacque a Firenze nel 1265 e fu uomo del suo tempo, il Medioevo. Borghese che sogna di far parte del mondo della nobiltà, inizia a percorrere i bui corridoi della politica dove gli ideali e i valori si infrangono di fronte agli odi di partito ed alla corruzione in cui versava la Chiesa romana, in continua lotta col potere temporale. Diventa cavaliere e poi priore e si batte per Firenze, la sua città, che è costretto a lasciare a seguito dei processi politici. Il tormento di doverla abbandonare è forte. Nel suo vagabondare da esiliato scopre l’incredibile varietà umana e geografica dell’Italia del Trecento, ma in tutto questo girovagare non dimenticherà mai Firenze.

Settecento anni fa, nel 1321, moriva Dante Aligheri, il Sommo Poeta, simbolo e icona della cultura italiana nel mondo e geniale creatore della Divina Commedia. L'Istituto Comprensivo Statale "Cesare Pavese", guidato dalla Dirigente Scolastica Dott.ssa Caterina Cernicchiaro, lo ricorda adesso con una serie di eventi.

I docenti accompagneranno gli allievi della scuola secondaria di I grado in un viaggio a bordo della lingua dantesca: un percorso che avrà luogo il 25 marzo, giorno in cui il Sommo Poeta cominciò il suo cammino nell'Aldilà.

Gli allievi hanno deciso infatti di raccontare la storia di Dante e della sua mai dimenticata Firenze in un programma denso e di grande interesse, digitale e non, attraverso conferenze e approfondimenti, attraverso la modalità di Didattica a Distanza.

L’anniversario sarà molto articolato e, soprattutto, corale, senza barriere tra le varie discipline artistiche, in modo da raccontare a 360 gradi cosa ha rappresentato e cosa ancora oggi rappresenta Dante. Proprio per rendere appieno poliedricità del personaggio e per tracciarne un percorso che sia letterario, politico, ma anche storico e biografico.

La Dirigente Dott.ssa Caterina Cernicchiaro vuole sottolineare come Dante sia importante per la nascita della lingua italiana e come sia stato il primo a credere nell’italiano: tutti lo chiamano, giustamente il “padre della lingua italiana”. 

Il Sommo Poeta per l’italiano ha fatto più di tutti gli altri scrittori messi insieme. Nel XIV secolo, cioè il secolo in cui lui è vissuto, tutti consideravano il latino una lingua perfetta e le nuove lingue nate dal latino delle lingue senza valore. Dante, invece, ha scritto che l’italiano valeva quanto il latino, e poteva servire anche per scrivere opere di alta letteratura: proprio quello che ha fatto lui, che nella nuova lingua ha scritto l’opera più bella e più famosa di tutta quanta la letteratura italiana: la Divina Commedia.

Rassegna Stampa:  Dantedì, viaggio alla scoperta della lingua Dantesca all'istituto Pavese - NapoliToday

Dante, Napoli e dintorni  

Napoli e dintorni non sono le ambientazioni che fanno da sfondo alle opere del Sommo Poeta e nella vita del linguista fiorentino appaiono in modo fugace.

Eppure, una delle zone più "note" per essere abbinate a Dante ed alla sua Divina Commedia è il Lago d'Averno, che oggi si trova nel comune di Pozzuoli.

In questo luogo storia e leggenda si confondono, così come anche scienza e superstizione: la celebre “selva oscura”, descritta nella Divina Commedia, era proprio quella che circondava il lago arrivando fino alla Solfatara di Pozzuoli.

L'imboccatura dell'inferno, pertanto,  si trova nei Campi Flegrei. A formulare e dimostrare questa ipotesi è Galileo Galilei che, nel 1588, dopo attenti calcoli matematici, comunica solennemente all'Accademia fiorentina che la selva oscura di Dante si trova proprio tra il Lago d'Averno, Monte Drago e la Solfatara di Pozzuoli.

Mescolando scienza e fantascienza, l'autore del Dialogo dei massimi sistemi dimostra che quello scenario di fuoco e di acqua, dove tutto si mescola, ribolle, sbuffa, svapora è il vestibolo dell'Ade.

I lavori dei nostri alunni della SS1:

    

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